Sul momento avevo pensato alle menti ottenebrate dal vino ma invece si stava proprio concretizzando sotto miei occhi la volontà di non fare le solite grotte ma di cambiarle completamente, anche a costo di rischiare in termini di tempi e fatica.Diciamo che, in questo caso, il cambiamento poteva essere positivo e portare nuovi stimoli a tutto il gruppo.
Per chi non è mai stato nell'Antro degli Orridi c'e', su questo blog, un post dove viene più o meno descritta (il primo di due post). Non si tratta precisamente di una grotta banale, per una prima uscita di corso, e tale si è dimostrata. Dopo una bella e panoramica camminata, più o meno duecentocinquanta metri di dislivello in discesa, con Monte Sagro, Pizzo d'Uccello, Cresta Garnerone e Grondilice in sfilata accanto al sentiero siamo arrivati al pozzo che dà accesso alla cavità: un pozzo cosi detto "a cielo aperto" originato, quasi sicuramente dal cedimento della volta di una dolina (dato che lì c'e' tutta una file di doline che probabilmente seguiranno lo stesso destino magari tra qualche centinaio di secoli).
Alla base un conoide di detriti, dove spesso si possono ritrovare piccoli animaletti caduti dall'alto come serpenti o rospi, da accesso a una prima grande sala. Un passaggio basso porta ad un saltino di quattro o cinque metri. Alla sua base inizia una galleria che sfocia in testa al grande pozzo da trenta metri (forse meno). Si tratta di una struttura "a duomo" con un eco fantastica. Altrettanto non si può dire della roccia che è un calcare cavernoso deteriorato e parzialmente ricoperto di concrezione che mal si presta a creare attacchi sicuri che, alla fine dei giochi, qualcuno ha realizzato con "fittoni" e colla chimica o fix sovradimensionati (10 o 15 mm). Insomma i corsisti dovevano scendere in assoluta sicurezza e cosi' è stato. Sarebbe bello ascoltare le loro impressioni su questa discesa.
La base del pozzo è costituita da una grossa frana dove convivono calcare cavernoso, marmo grigio venato, diaspro e concrezioni varie. La frana è parzialmente cementata e da accesso ad alcune sale fortemente concrezionate. Una di esse, dietro a un muro di stalattiti, cela la naturale prosecuzione della grotta e cioè il pozzo da 90 metri che, a sua volta, tramite una finestra permette di spostarsi in una struttura di pozzi (il ramo Pinelli) che porta oltre il fondo "storico" del pozzo.
Tale struttura termina con una galleria che nel punto più basso da origine ad un sifone.Per tornare agli allievi del corso, spero abbiano apprezzato la salita e la discesa dei due pozzi e anche la camminata per raggiungere l'ingresso compresa quella di ritorno, un anello percorso in un territorio ancora incontaminato dalle cave (ma solo perchè il marmo in pratica non esiste nella zona) e in un paesaggio estremamente vario e diverso dal solito dato che la massima quota in zona arriva sui 1300 mt s.l.m e siamo ai "bordi" delle Alpi Apuane.
Sicuramente, come prima esperienza, gli allievi non potranno proprio lamentarsi: hanno sceso e risalito due bei pozzi con attacchi non banali e frazionamenti mettendo in pratica quello che il giorno prima hanno imparato in palestra, hanno preso la giusta dose di freddo e di strizza e insomma speriamo si siano divertiti. Inoltre le previsioni meteo, pessime per il fine settimana, ci hanno invece regalato un ottima giornata, calda e anche con del sole ogni tanto. La prossima settimana, dopo la seconda palestra dove si andrà un poco più avanti con le tecniche, la nostra meta si sposterà in zona Antro del Corchia e, precisamente nel Ramo dei Veronesi.
Le foto scattate sono a questo link
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