Questa del nome magari ve la racconto un'altra volta.
Su feisbuc (allora serve a qualcosa!...) leggo che Licia e altri ragazzi di Sarzana nel pomeriggio di sabato vanno a fare un giro: entrano dal Becco ed escono dal 19°.
Era da un po' che volevo vedere questi nuovi ingressi (il 17°, Papi, eccetera) e non mi faccio sfuggire l'occasione: io e la Nadia chiediamo di aggregarci e loro ci accolgono.
Ligio come sono, mi stampo il rilievo fatto dagli Spezzini che hanno trovato ed esplorato l'ingresso, per portarmelo in grotta. Non si sa mai.
A casa mi studio il rilievo. Ummm... un bel -300 fino al Gran Sabba e poi si sale. Mica male!
Appuntamento alle 13:30. Minchia, loro son puntuali, mica come noi massesi che possiamo giocarci ritardi e dormingressi con i campioni mondiali di queste discipline. Ma siamo soli io e Nadia, figuriamoci se non siamo puntuali...
Ma io e Nadia non siamo soli, abbiamo due figlioli di cui uno di nome Saverio, che proprio quel giorno decide di essere diventato maggiorenne e dopo l'ultimo scritto dell'esame di terza media non trova di meglio che andare a farsi i cazzi suoi per marina di Massa senza che ci avvisi. Il risultato è che mamma e babbo si ritrovano a giocare a Sherlock Holmes sul nostro lungomare.
Risolto il caso, arriviamo quindi a passo Croce con una mezz'oretta di ritardo. Nemmeno malaccio, dai. Incazzati parecchio, però.
Siamo in sei: Licia, Elena, Andrea, Ettore, Nadia ed io. E scopro che al Gran Sabba mica ci si arriva, si dovrebbe passare dal Ramo dei Conglomerati, poi Via Fani e fuori.
Ah.
Viene armato il Becco e sceso il tiro da 45 che, chissà perché mi ha sempre fatto un po' di timore. Mah, forse in una vita parallela ci sono fischiato dentro. Bo.
Alla base del pozzo di ingresso ne parte subito un altro ma è disarmato. "Nessun problema" dico io: "c'è una corda che scende nel pozzetto opposto che dovrebbe arrivare dove c'è un bypass che da qualche parte consente di scendere il pozzo in arrampicata: ci sono passato una volta." Appunto: ci sono passato una volta solamente ed almeno 100 anni fa.
Niente bypass, naturalmente. Chissà dove caxxo è.
A questo punto nessuno di aveva la più pallida idea di dove stessimo andando a finire, ma finché hai corde sopra la testa, a casa dovresti tornarci.
La via continua ma solamente con altri pozzi che vanno giù, armati con corde marroni (di terra) su ancoraggi almeno almeno discutibili, diciamo così. Ma una volta in ballo, si balla; anzi si scende. Un altro pozzo, poi un altro, poi un traverso che lascia perplessi, e ancora pozzo... finalmente galleria.
Per definizione quando piombi dall'alto in una galleria hai due possibilità: destra o sinistra. Da un verso c'è una corda che sale, dall'altra parte una che scende.
Figuriamoci se mi metto a salire (il seguito spiegherà che avevo torto marcio).
Giù.
Libera!
Gli sfondamenti non li caghiamo nemmeno più perché ce ne saranno stati diecimila in 100 metri e al bivio successivo: una corda che sale e una corda scende.
Giù (come sbagliarsi?)
E DUE.
Finiamo in una sala che nel Corchia ce ne sono mille ma che ha una bella scritta. Roba che solleva i cuori. Viva il carburo! Viva il nerofumo e fanculo ai puristi.
Ma dove minchia siamo?
E' il primo barlume di ricordo.
A Licia pare, sembra, forse, chissà, mah... direi che ci siamo già passati una volta ma eravamo bendati o forse al buio e avevamo fatto venti girotondi su noi stessi quindi mi pare di averla già vista, ma forse era una fotografia.
Insomma: roba sicura, di quelle che ti tranquillizzano.
In un complesso di 60 chilometri, ti tranquillizzano.
Cominciamo a ravanare per la zona, chiude di qua, sfonda di la. C'è un pozzo senza corda quindi non va bene...
"Niente paura!" escalmo, "ho stampato il rilievo del Kunz!" (al secolo Paolo Brunettin) che ci illumina: ah! trovato! dovremmo essere qui!
"QUI" è un luogo incerto. Cioè, si, mi pare. Maaa...
Non avendo una bussola mica puoi orientare un rilievo, quindi se non hai almeno una vaga idea di dove grossissimo modo sei, col capsicum che trovi il posto. Infatti qualche dubbio l'ho espresso...
Infatti.
Non mi tornava, nella mia testolina anche se ormai scarsa di neuroni, c'era qualcosa che non mi tornava quindi scrivo al Kunz (una volta a casa, non giù in grotta...). Oggi mi richiama (martedì 21) e finalmente scopro che quel rilievo è DI UN ALTRO RAMO. Mica quello dove siam passati noi! Di-un-altro-ramo e a noi pareva che...
Coglioni.
Noi abbiamo percorso le vie alte, il disegno che avevamo in mano riporta luoghi 200 metri sotto i nostri piedi.
Fantastico.
Torniamo indietro.
Comunque felici (davvero felici e divertiti assai) di vedere zone nuove di quell'immenso vuoto che è il Corchia.
Salita una corda, Ettore e Licia riconoscono di essere ai piedi del Ramo dei Conglomerati, quello che avremmo dovuto percorrere in discesa (!). Di conseguenza ora sappiamo più o meno dove siamo.
Arriviamo alla galleria dove c'è l'ultima corda dei pozzi sotto l'ingresso e ci dirigiamo sulla prima cordina vista. Si, quella che risaliva (vedi un po' di righe sopra). I nostri ospiti riconoscono zone e luoghi e ormai abbiamo la certezza che stiamo percorrendo Via Fani e risalendo verso il diciannovesimo ingresso.
Il nostro ravanare in questi luoghi ci ha divertito un mondo e gli ambienti sono molto belli. Siamo rimasti sottoterra un 4/5 orette ma se si conosce la strada in una/due ore la traversat(in)a si fa. Chissà che non si possa infilare come uscita di un prossimo corso.
aloha
Mamillis
Ma chi ce l'ha il gusto di "perdersi" e "giocare" come un bambino che cerca la via per uscire dal labirinto!? Viva la speleologia
RispondiEliminaPS: siate clementi con il nostro Save!!