La Fame Atavica dello Speleo I |
Con un rilievo stampato dal Catasto e una scheda d’armo stampata dai ricordi di chi c’era stato almeno 20 volte, ci siamo dati appuntamento in sede la domenica mattina. Nessun problema nel preparare i sacchi, con un po’ di prudenza portando qualche moschettone e piastrina in più (perché non si sa mai... peccato che non stavano nei sacchi e ogni passo sembrava quello di un demone incatenato) e le incertezza di chi affronta per la prima volta una grotta come capo spedizione (ognuno si sentiva di dipendere dall’altro, per cui l’altro era per forza il capo spedizione).
Il tragitto in macchina ci ha fatto apprezzare la bellezza della speleologia, chiacchierando dei vari progetti che il GSAA sta portando avanti (Idruino, colorazioni,...) e l’avvicinamento a piedi ci ha fatto ricordare come mai qualcuno ci aveva sconsigliato di andare... Però al Baccile ci siamo arrivati intorno alle 11.30 e con la calma di chi sa di non avere nessuno dietro, ci siamo preparati per l’ingresso in grotta.
La Fame Atavica dello Speleo II |
È andata, Siamo scesi! Prima Rolando, responsabile degli armi quindi primo a scendere e poi Marco con due sacchi appresso che suscitano tanti pensieri, solitamente espressi dagli amici speleo con preghiere a voce alta. Arrivati in fondo, tutto ok. Ma di tempo ne era già passato un bel po’, per cui abbiamo deciso che era già ora di pranzare.
Finito il frugale pasto, abbiamo ripreso il cammino, passando dalla strettoia subito sulla sinistra e procedendo spediti (!!!) verso il prossimo pozzo da armare, un salto di circa 3 metri che prosegue su quelli che ci sono sembrati i famosi scivoli (a questo punto i nostri ricordi dell’uscita con il corso erano già confusi; però di sicuro erano in discesa, di sicuro li abbiamo fatti con il culo,... erano per forza gli scivoli). In fondo a questi la freccia indicava di proseguire verso sinistra, dentro una strettoia oltre la quale le nostre lampade (a 30 candele dice Rolando) illuminavano un percorso un po’ angusto, con una pendenza discreta; abbiamo provato a rivedere il rilievo per capire se era il punto in cui usare la prossima corda (nella famosa scheda d’armo era indicata una 25 mt) ma ovviamente non ci abbiamo capito nulla, per cui, visto che li in giro c’erano dei fix e noi non sapevamo cosa c’era sotto, abbiamo armato e siamo andati, con il responsabile degli armi che ha ben pensato anche di mettere un paio di frazionamenti. Forse chi conosce a memoria la grotta si sta facendo un sacco di risate, perché probabilmente quel tratto si fa libero senza corda, ma noi abbiamo imparato che la sicurezza viene prima di tutto!
Finalmente soddisfatti! |
Il ritorno, almeno fino alla base dell’ultimo pozzo da risalire, è andato tutto liscio (a parte gli scivoli da fare al contrario con i tre sacchi...) e abbiamo impiegato pochissimo tempo, fermandoci anche a mangiare un panettoncino che Marco ha portato per festeggiare l’impresa, infatti si pensava di uscire anche abbastanza presto. Arrivati alla base del pozzo, Rolando è voluto salire per primo, portando con sé caparbiamente due sacchi: quello che Marco in discesa ha pensato, Rolando in salita l’ha espresso, e sono uscite tante preghiere!
Alle sei e mezza siamo usciti, ormai con il sole tramontato da un bel po’ e siamo tornati alle macchine un po’ stanchini, ma soddisfatti della giornata, con la sorpresa ma anche la soddisfazione di ricevere da tutti, ma proprio tutti gli amici del GSAA i complimenti a fine serata.
Non abbiamo certo conquistato il sifone in fondo a Olivifer e forse il percorso che abbiamo fatto corrisponde alla passeggiata in giardino per uno speleo esperto, ma per noi è stata una bella e importante impresa, la prima grotta affrontata senza il supporto di qualcuno di più esperto.
Era ora!
RispondiEliminaCi sono foto del secondo tentativo?
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