lunedì 27 febbraio 2017

LA TANA DELLE SALAMANDRE



Un poco di storia

Correva l'anno 1998  e facevo ancora parte del gruppo speleologico C.A.I. Carrara ( G.S.C.C. ).

Alcuni anziani del paese di Torano avevano informato uno di noi dell'esistenza di una "grotta sopra la Tana dei Tufi" ma da queste parti il termine grotta non è detto che corrisponda ad una apertura vera e propria ( e' spesso associato a un riparo o a un gruppo di rocce ), e questo ci aveva fatto pensare alla solita informazione da prendere con le molle, anche se spesso poi tali informazioni hanno un contenuto veritiero.

Primo Errore : tutti un po' stupiti perché pensavamo che in quella zona non ci fosse più niente da scoprire.
Secondo Errore : siamo stati condizionati dal fatto che il Tanone di Torano è sempre stata una grotta "Da Corso" e si sa le grotte appartenenti a questa categoria vengono sempre trascurate e pure i loro dintorni.

Partiamo in una bella giornata molto soleggiata e cominciamo ad esplorare i dintorni della Tana dei Tufi. Per chi non è mai stato da queste parti si tratta di una zona molto ripida,
con una vegetazione intricata dove potresti passare vicinissimo ad un ingresso senza vederlo e d'altronde le indicazioni degli abitanti del paese erano tutt'altro che precise come sempre in questi casi.

Infatti ci perdiamo nel bosco e le imprecazioni cominciano a solcare l'aria da un punto all'altro della macchia . Dopo un paio d'ore di ricerca infruttuosa siamo letteralmente zuppi di sudore e ci consoliamo respirando a pieni polmoni chi il fumo delle sigarette chi l'aria densa dei profumi delle piante e delle erbe di campo attorno a noi.

Alla fine capitiamo, proprio per caso, su un piccolo inghiottitoio raggiunto strisciando sotto gli arbusti spinosi e li facciamo il punto della situazione. Poco distante da questo ne troviamo un altro un poco più grande.

Notiamo che questa zona un tempo doveva essere coltivata perché gli inghiottitoi si aprono su "piane" ( terrazzamenti) ricavate da qualcuno nel pendio. Ci viene l'idea di procedere , più o meno, lungo la retta che collega i due inghiottitoi e alla fine dopo esserci scorticati a dovere e riempiti di spine arriviamo all'ingresso della grotta.


Toponimi e nomi locali

Apro qui una breve parentesi sulla situazione locale dei toponimi e dei nomi relativi alle grotte che si aprono nella zona.

Nel catasto regionale toscano la Tana dei Tufi è  la T/MS 179 con alcuni sinonimi  come "Tanone di Torano", "Tana dei Tuffi", "Buca del Forolio" e "Tanone di Carrara". Il nome "Tana dei Tuffi" sembrerebbe in  realtà quello di una piccola buca che si apriva a livello del torrente sottostante, proprio nell'alveo,  che entrava nella montagna per qualche metro fino ad una sorgente ora intercettata mediante un tunnel artificiale lungo una quarantina di metri,
e utilizzata , come integrazione delle acque dell'acquedotto locale, in caso di necessità. Questo tunnel è visitabile durante la manifestazione "Torano Notte e Giorno"  ( il Paese degli Artisti) una delle numerose iniziative che dovrebbero valorizzare il territorio.
 
Mandibola di animale (si spera)
Fatto sta che se chiedi ad un abitante del paese dove si trova "il Tanone di Torano"  vieni guardato con aria lievemente stupita e ti senti rispondere qualcosa del genere  "Ma, t' vo' dir la Tana di Tufi ? " . Inoltre c'è' anche il sinonimo "Buca del Forolio" che non è presente nel dizionario italiano, non sembra un termine dialettale e non corrisponde ad un toponimo locale. Ho provato anche a  cercarla nella versione "foroglio" senza successo.

Siccome nel dialetto (Dialetto Carrarese) locale la doppia non viene quasi mai pronunciata (e nemmeno scritta) credo che  "tana dei tuffi" sia una interpretazione di colui che ha raccolto tale nome dalle genti del posto. Comunque sarebbe molto interessante chiedere a qualche anziano nel paese l'origine di questi nomi.

Ai giorni nostri

Stalattitone
Facciamo un salto in avanti di un po' di anni, cambiamo gruppo speleologico ( ora il G.S.A.A. ) ma non il gioco  e con nuovi amici mi viene in mente di ritrovare la grotta anche perché non l'avevamo né rilevata né inserita nel  catasto (come, purtroppo, molte altre grotte scoperte a quei tempi e che ora magari vorremmo ritrovare ) per pura pigrizia: "tanto poi ci ritorniamo".

E' un "problema" vivere a così poca distanza da così tante grotte: c'è' sempre modo di rimandare perché tanto ci si può tornare in un futuro prossimo che magari però si allontana sempre di più.

Infatti, in una giornata piovosa e fredda, dopo aver a lungo brigato per ritrovarla ( come già detto la zona è molto impervia e con un sottobosco molto intricato da queste parti chiamano "stippa") abbiamo individuato la fila di piccoli inghiottitoi che, uniti da una linea e prolungati, portano all'ingresso della grotta che si presenta come una fessura quasi verticale che spunta improvvisamente in mezzo al bosco e dà accesso ad un piccolo ambiente. Per prima cosa ho tirato fuori il fido GPS GARMIN Etrex 30 per fissare una volta per tutte la posizione. Cosa non facile da farsi data la totale copertura vegetale ed il fatto che nei pressi dell'ingresso non esiste la possibilità di sostare data la sua verticalità e scivolosità (sosta ad alcuni rami). Il punto è stato preso a una decina di metri di distanza dove le vegetazione era un poco più rada e si vedeva un pezzo di cielo anche se molto nuvoloso. Insomma il GPS ha fatto il suo dovere ed ha fissato il punto con un errore tutto sommato accettabile consegnandolo agli esploratori del futuro ma sopratutto al catasto regionale la posizione dell'ingresso.

Descrizione della grotta

Nel pavimento della sala si apre  un pozzo molto concrezionato e profondo una quindicina di metri su una bella e liscia colata di calcite ( purtroppo deturpata da alcuni vecchi chiodi ). Il pozzo dà  accesso a due saloncini comunicanti e molto concrezionati e senza nessuna apparente possibilità di prosecuzione. 

Naturalmente, a parte il nostro di anni prima, c'erano segni di precedenti accessi. In pratica molte concrezioni più grandi erano state spaccate e asportate.  Parlando con qualche vecchio del paese  avevamo scoperto che le concrezioni venivano portate fuori e sezionate lungo l'asse minore per ricavarne  posa ceneri come già nel caso della vicina Tana dei Tufi.

Balla o verità?

Facendo due conti possiamo ipotizzare questo periodo della frequentazione da parte degli abitanti del paese agli anni 70' e 80' quando a Carrara andava moltissimo un materiale chiamato Alabastro molto simile a una concrezione calcarea come colore e venature ma dal fatto che nelle sale erano presenti numerose scritte e monogrammi incisi a scalpello direttamente nella roccia risalenti al 1905 e al 1908 può darsi che quell'abitudine risalga a quel periodo.

La Fauna

La bellezza di questa piccola cavità risiede nel fatto che può' essere pensata come una "trappola" per gli animaletti che dal pozzo cadono direttamente all'interno della grotta o vengono portati all'interno dall'acqua. Alcuni probabilmente riescono ad uscire ma, per alcuni di loro, la cavità diventa a tutti gli effetti una trappola senza uscita. L'ambiente ipogeo come ecosistema si presta comunque ad ospitare esseri viventi che si adattano alla zona di transizione della luce verso il buio, alla totale assenza di variazioni delle condizioni interne al variare delle stagioni, alla elevata umidità e alla scarsità cronica di cibo. Per quanto riguarda gli animali che si trovano all'interno bisognerebbe fare una distinzione tra le tre classiche categorie a cui appartiene la fauna cavernicola e cioè:

  • Troglosseni : Animali che si trovano in grotta o perchè sono caduti all'interno o portati dallo scorrere dell'acqua specialmente in grotte con accesso verticale o comunque inghiottitoi.
  • Troglofili : Animali che si trovano in grotta solo in alcuni periodi della loro vita (ad esempio i pipistrelli) o animali che possono vivere sia in grotta ( anche con parziali adattamenti ) o all'esterno.
  • Troglobi : Animali che vivono esclusivamente in grotta e per questo si sono adattati all'ambiente ipogeo sviluppando caratteristiche per farlo. Tutto il loro ciclo vitale si svolge in grotta.

Isopode in azione
La cavità pullula di insetti, pipistrelli, salamandre (da cui il nome dato alla cavità) ragnetti, lumache  che possono essere visti un po' dappertutto. Dimenticavo anche alcune strane muffe. Anche l'ingresso che si apre in mezzo al bosco molto fitto e ricco di animali favorisce la presenza di fauna all'interno della grotta.  Direi che i pipistrelli presenti nella grotta (ci sono anche depositi di guano) appartengono ai Troglosseni, le salamandre appartengono ai Troglofili e una specie di piccolo insetto chiamato "isopode" credo appartenga ai Troglobi visto che è completamente depigmentato. Non sono completamente sicuro di questa mia classificazione specialmente per le salamandre non conoscendo se appartengono ad un qualche ordine particolare per cui prediligono la vita all'esterno. A me sembra che caratteristiche fondamentali di un essere Troglobio siano la depigmentazione e la cecità come adattamento all'ambiente ipogeo.In una uscita successiva abbiamo comunque fatto delle foto di questa fauna che dovevano servire per la tesi di laurea di un nostro amico (poi passato ad argomento completamente diverso) tra l'altro  entrato per fare foto con una bellissima Canon tropicalizzata, con flash anulare per macro e cavalletto che erano venute tutte sfuocate . In una saletta adiacente ad uno dei saloncini ci sono anche delle ossa probabilmente resti di piccoli animali caduti nel pozzo e mai tornati in superficie.

Il Rilievo

Durante la prima o la seconda uscita abbiamo eseguito il rilievo
che poi è stato spedito al Catasto Regionale della Toscana mediante F.S.T. Il rilievo è stato realizzato con i mezzi classici: bindella metrica, clinometro e bussola.Eccolo in tutto il suo splendore:

sezione

Pianta















La Zona intorno alla cavità

Il numero di catasto assegnato alla grotta è il T/MS 1926  e l'ingresso si apre vicino all'ingresso del Tanone di Torano. Sono collegate? Di sicuro sono molto vicine anche su quote diverse. La zona è fortemente carsica ma geologicamente non nel marmo bensì nel calcare cavernoso che da questa quota ( in realtà la quota a cui arriva è ancora inferiore: in pratica nell'alveo di questo ramo del torrente Carrione dove ritrova la roccia impermeabile ) sale fino a poco
Non è un fiume ma la strada
sotto la zona di Capanne Ferrari (Campocecina) dove, verso l'interno della vallata, si ritrova il marmo e una serie di cave abbandonate e, purtroppo, attive
con tanto di "ravaneto" che risalta sullo sfondo verde e visibile a chilometri di distanza. Nella collina in cui si apre la grotta non sono segnalate altre cavità oltre alla succitata Tanone di Torano ed alcune cavità in frana sul culmine della collina, i cosi detti "Fornelli" perchè in inverno emanano generose quantità di aria tanto fare onore al nome. Altre cavità vengono segnalate in alto poco sotto la Zona di Capanne Ferrari: un pozzetto di 5 o 6 metri, uno di 70 e un altro di una decina di metri. Tutta roba non inserita nel catasto. E' comunque una zona di forte assorbimento d'acqua che viene canalizzata verso il paese di Torano anche in maniera violenta e repentina.
Comunque le cave ci sono eccome e proprio di fronte all'ingresso della cavità. Come "regalo" lasciato dall'escavazione del marmo ad  ogni forte pioggia è possibile vedere lo scorrimento di acqua, polveri varie  e marmettola  (la poltiglia bianca residuo del taglio del marmo effettuato nelle cave) direttamente nella strada trasformata in torrente verso il paese.

Negli ultimi anni si è alterato il rapporto tra marmo estratto sotto forma di blocchi e marmo estratto come "scaglie" o ridotto in ciotoli nettamente a favore di quest'ultima tipologia . Se si esce dalla grotta è possibile assistere, sulla strada proprio di fronte, al passaggio quasi

Marmettola che scende a valle
continuo di camion che, ad alta velocità, portano "sassi da macinare" al frantoio situato poco lontano. Pochissimi blocchi e moltissimi sassi. Il numero di camion che passano è certamente incredibile. Ricordo la stessa zona una trentina di anni or sono , in pratica la maggior parte delle cave erano abbandonate ma, ora grazie a questo tipo di "business" sono rinate.

Conclusioni

Insomma una piccola grotta e una piccola esplorazione ma direi comunque soddisfacente perchè potrebbe avere acceso una "scintilla" biospeleologica.


Giancarlo




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