rifugio. È questa la formula che ci siamo inventati per cercare di portare qualche persona verso il lato oscuro delle montagne. La serata ha riscosso un notevole successo (per essere un evento che ha a che fare con la speleologia è una cosa già di per sé notevole) e si spera che nell'uscita prevista per Domenica (Buca di Renara e Rocciolo) le persone interessate siano tante. Il luogo che abbiamo scelto per l'evento è qualcosa di veramente spettacolare. Si tratta di un lungo tunnel costruito in modo da rimanere sotto la collina (su cui sorge, un poco più avanti la Rocca e cioè il Castello Malaspina)) costeggiando la strada esterna e costruito per ospitare più di tremila persone durante i bombardamenti alleati risalenti alla fine della seconda guerra mondiale. E' veramente impressionante fermarsi a leggere i vari pannelli illustrativi che parlano dei comportamenti da tenere, nel caso di allarme aereo, quando ci si trovava in mezzo alla strada o su un mezzo pubblico oppure in casa o le norme relative al completo oscuramento oppure altri pannelli che parlano dei vari tipi
di ordigni che venivano sganciati e che andavano da "piastrine incendiarie" e cioè "quadratini di celluloide" con attaccata una garza con all'interno una pasticca di "fosforo bianco" a spezzoni incendiari o bombe al fosforo di qualche decina di chilogrammi per arrivare alle bombe dirompenti più devastanti e quindi sulle possibili tecniche di cura e medicamenti vari. Sono rimasto impressionato anche dal "tono" e dalla lingua italiana scritta sui pannelli. Al contrario di molti "discorsi" e articoli di giornale dell'epoca retorici, pomposi e/o celebrativi, le istruzioni sui pannelli sono scritte in un italiano secco, preciso e pure molto corretto, il che non si può dire di molte cose che si vedono oggi affisse sui muri. E che dire dell'emozione che trasmettono le vecchie foto relative alle distruzioni provocate dai bombardamenti alleati? Un angolo della vicina Piazza Aranci completamente devastato, uno dei ponti che scavalcano il fiume Frigido collegando i vari quartieri, adagiato nell'alveo del fiume completamente distrutto. Questo manufatto lo potremmo sicuramente classificare come uno dei "luoghi della memoria" e una sua visita (magari guidata) non può fare altro che del bene se non altro per mantenere vivo il ricordo del passato e sopratutto degli errori commessi in passato che non escludono, purtroppo, una loro ripetizione nel presente specialmente in quest'epoca caratterizzata dalla superficialità, dalla eccessiva semplificazione e dalla memoria corta.
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